Media Digitali

RIASSUNTO MEDIA DIGITALI

Esistono due tipi di comunicazione: una rivolta a molti (tipo Radio e TV) e una di tipo privato detta P2P come il telefono o il servizio postale. Il telegrafo fu inventato nel 1837 da Morse e Wheatstone, e il codice che si convertiva in alfabeto fu inventato sempre da Morse. Esso è il primo esempio di comunicazione simultanea. E grazie a ciò si ha la possibilità di seguire a distanza un evento (politico, economico e finanziario) proprio mentre si svolge. Le linee telegrafiche furono costruite o dallo stato o da privati per trarne interessi. A partire dalla metà dell’800 l’influenza del telegrafo sulla vita pubblica è stato enorme: Si usava per dare ordini agli eserciti, notizie ai giornali, quotazioni di borsa ed ha avviato la spinta verso la cultura della simultaneità. Tuttavia il suo utilizzo, è stato assai minore nella sfera privata poiché non vi era intimità nella comunicazioni poiché gli impiegati telegrafici leggevano tutti i testi e anche a causa del costo elevato del servizio. Il telefono nasce nella seconda metà dell’800, ad opera di Antonio Meucci, Gray e Bell, tuttavia fu quest’ultimo a depositarne il brevetto. Siccome in un primo momento il funzionamento del telefono era incerto, i finanziatori di Bell offrirono il brevetto alla Western Union (l’azienda che aveva il monopolio dei telegrafi ) la quale però rifiutò. L’anno dopo però ci ripensò e si mise in concorrenza con la Bell che però la citò in giudizio per violazione di brevetto vincendo la causa. La Bell nel 1885 creò la T&T ancora oggi una delle più grandi imprese al mondo. Il telefono ebbe così larga diffusione tra l’utenza privata risulto molto più pratico del telegrafo. La commutazione automatica: In primo momento per chiamare una persona, ci si doveva mettere in contatto con una centralinista, la quale passava poi la chiamata al destinatario. La commutazione automatica fu inventata da Strowger, consisteva in un circuito elettromeccanico che sostituiva l’intervento del centralino. In oltre era il primo sistema ad integrare un conteggio automatico della tassa detta billing che l’utente doveva pagare in base alla durata della telefonata. Sussisteva però il problema che con le lunghe distanze il segnale telefonico si indeboliva creando disturbi alla chiamata. L’invenzione del triodo sopperì a tale problema. Il Teletext venne inventato da Baudot nel 1874 che superò il tasto unico del telegrafo con un codice di sua invenzione fondato su 0 e 1, con 5 tasti riusciva a rappresentare tutto l’alfabeto, dalla parte del ricevente una macchina decodificava il segnale stampandolo su carta. Telefoto e fax La telefoto viene inventata nel 1907 da Belin e viene utilizzata ampiamente nell’industria editoriale, utilizzata la linea telefonica per l’invio di fotografie. Il successoredella telefoto sarà il fax che sarà diffusissimo a partire dal 1970 anche in ambito domestico. Il telefono come servizio universale : Vail, direttore della Bell Company, sfruttava parte dei ricavi della società per investirli per migliorare le infrastrutture nei paesi più poveri e quindi con meno possibilità di guadagno. Grazie ai suoi accordi con il governo americano Vail si garantì il monopolio della telefonia americana. Nel 1925 con i proventi della sua azienda Bell istituì un laboratorio di ricerca da cui uscirono invenzioni come il transistor e i satelliti per le telecomunicazioni. Il telefono in Europa e Italia: In italia lo sviluppo della rete telefonica fu lento e travagliato, lo Stato teneva per sé i collegamenti interurbani, mentre quelli urbani erano gestiti da 5 società diverse. Nel 1962 la SIP ingloba tutte le 5 società, e solamente dal 1970 è possibile la “teleselezione” cioè non si deve più passare tramite il centralino per chiamare persone residenti in altre città. Questo sarà possibile tramite i prefissi che diversificheranno il luogo di residenza. Nel 1992 la SIP diventa Telecom Italia. Reti telefoniche e televisione: Negli anni ’50 le linee telefoniche sono servite a trasportare il segnale radiofonico e televisivo, successivamente, durante gli anni ’60, si aggiungeranno ad esse i satelliti artificiali. La prima trasmissione televisiva in mondovisione è compiuta da Telstar, il primo satellite per le telecomunicazioni. Questo però era operativo solo qualche ora al giorno, quando la sua orbita lo poneva in una posizione utile da poter ripetere i segnali. Per ovviare a questo problema, e potendo ciò utilizzare permanentemente i satelliti furono inventati i satelliti geostazionari, posti a 35.786 km dalla Terra. Essi, collocati a tale distanza girano intorno alla Terra nello stesso periodo in cui essa gira intorno a se stessa, apparendo in tal modo immobili ad un osservatore terrestre. Dal satellite invece, si vedrebbe sempre la stessa porzione di Terra. Un satellite geostazionario copre circa 1/3 della superficie terrestre, dunque ne servirebbero 3 per coprire tutta la Terra, salvo alcune zone a ridosso dei poli. La telefonia cellulare: La telefonia cellulare nasce nei laboratori Bell nel 1946 e ha scarsa diffusione per gli elevatissimi costi d’impianto e per la complessità del servizio. I telefoni cellulari funzionano grazie allo stesso principio alla base delle trasmissioni radiofoniche e televisive, ovvero utilizzando le onde radio. Una tipica rete cellulare è costituita da uno schema a celle esagonali contigue contenenti ognuna antenne. A ogni antenna viene assegnata una determinata frequenza e quindi ogni cella ha una frequenza differente rispetto a quelle adiacenti, questo per evitare interferenze. La potenza utilizzata per i segnali radio è debole, cosicché le frequenze usate nella cella ‘A’ possono essere riutilizzate nella cella ‘X’ non limitrofa, senza reciproci disturbi tra le due celle. Come regola generale ogni terminale mobile si connette con l’antenna da cui, in linea d’aria, dista meno. Quando quindi ci muoviamo verso il bordo che separa due cellecontigue, quello che accade è che ci spostiamo verso una zona in cui almeno due diverse antenne sono da noi equidistanti. Una volta valicato il bordo e passati nella cella adiacente sarà la nuova antenna che presiede la nuova cella a connettersi al nostro terminale mobile, in applicazione della regola generale espressa in precedenza. Ci sono però altri casi in cui la regola della connessione all’antenna più prossima viene infranta e pertanto il nostro terminale si ritroverà connesso con un’antenna diversa rispetto a quella più vicina. Alcuni esempi possono essere il fatto che una certa antenna è congestionata a causa della presenza di troppi terminali mobili all’interno della cella da essa sottesa (caso tipico: grandi raduni di persone come concerti, manifestazioni, ecc.). Diversamente da quanto accade per le trasmissioni radio-televisive, nelle comunicazioni mobili le onde radio sono trasmesse in entrambe le direzioni, in modo da collegare il telefono cellulare alle stazioni radio base vicine e viceversa. Solo negli anni ’80 si creano le condizioni ideali per l’avvento del cellulare: accresciuta domanda di reperibilità, maggiore competizione tra gli operatori di telecomunicazioni, microprocessori a basso costo ecc. Il GSM: Il GSM è un sistema di telefonia mobile digitale lanciato in Europa nel 1991. Il telefono cellulare GMS sostituisce progressivamente i vecchi sistemi di telefonia mobile analogica come la rete TACS in Italia ( quest’ultima aveva molte limitazioni, quali il poter trasmettere unicamente messaggi vocali, ridotta capacità di banda e poteva essere usata solo in Italia). Il nuovo sistema GMS consente ai possessori dei cellulari di spostarsi in Europa anche al di fuori dei confini nazionali senza dover cambiare telefonino. Lo standard GSM permette l’invio di sms (short message service), brevi messaggi testuali con non più di 200 caratteri. Pensati inizialmente come sistema di comunicazione di servizio per gli operatori della telefonia mobile, diventano rapidamente un fenomeno di costume. Nokia, che ha assunto la guida per la telefonia cellulare (mentre Motorola quella analogica), ha sviluppato anche il sistema di scrittura intuitivo T9. L’impatto di questa tecnologia in Italia ha provocato la fine del monopolio pubblico SIP/Telecom, possibile dunque la concorrenza, a garanzia di un mercato più libero. Pochi anni dopo arriva il momento del GPRS . Con la terza generazione o 3G arriva il momento dell’UMTS e della trasmissione dati ad alta velocità anche per i dispositivi mobili. Roaming : Il roaming indica la capacità di cellulari di connettersi a reti differenti da quella del proprio operatore mobile. In Italia tra gli operatori telefonici “reali”, cioè quelli che hanno una propria rete installata sul territorio italiano (Tre, TIM, Vodafone e Wind), solo Tre utilizza il roaming dati nazionale in quanto fornisce solo una copertura del segnale UMTS (3G), mentre affida la connessione GPRS (2.5G) ad altri operatori e questo naturalmente ha dei costi che esulano dal proprio piano dati.UMTS: Dopo l’avvento del GSM sono stati introdotti vari standard migliorati, in particolare per assicurare la connessione ad Internet, scattare e inviare foto e video (purché brevi): WAP, GPRS, EDGE. Un’efficiente e rapida connessione ad Internet, e una gestione assai migliore dei video più lunghi, sono state assicurate solo dalla terza generazione dei cellulari, l’UMTS, che ha permesso anche altri servizi: i messaggi multimediali, contenenti foto, clip audio o video; la registrazione e la visualizzazione di video; il download di file musicali; le videotelefonate. In Italia nel luglio 2000 viene pubblicato il bando per attribuire cinque licenze nazionali UMTS. Vincono Tim, Vodafone, Wind, Andala e Ipse. Andala ha già ceduto tutto al gruppo Hutchison Whampoa: il nome cambia subito dopo in H3G, poi semplicemente 3. Ipse non parte mai e chiude nel 2001 sostenendo che, dopo l’11 settembre, non c’è più mercato per un nuovo operatore. La prima generazione dei telefonini UMTS delude gli operatori perché: • Nessuno è rientrato dei soldi spesi per l’asta 2000-2001; • Non c’è un modello di business; • La visione della tv dal telefonino e la videochiamata appaiono promettenti, ma si scontrano con forti limiti fisici e sociali; • Il collegamento a Internet è ancora tecnologicamente precario e non c’è ancora il Wi-Fi a cui connettersi (risparmiando sui costi); • Si aspetta una successiva generazione con una multimedialità più affidabile e piacevole. Come abbiamo visto precedentemente, gli inizi dell’UMTS (2002) sono deludenti: la tv sul “tvfonino” e la videochiamata sul “videofonino” non riscuotono il successo sperato. La videochiamata sarà totalmente assorbita da Messenger e Skype. Nel 2006 compare il primo “smartphone” UMTS, il BlackBerry, dedicato all’utenza affari e di fascia alta. Nel 2007 viene lanciato l’iPhone di Apple e presto lo smartphone assumerà un carattere spiccatamente multimediale, creativo, partecipativo e ludico. Gli anni successivi vedono la competizione tra Apple e Samsung (sui dispositivi) e quella tra Apple, Android-Google e Windows Phone per quello che riguarda i sistemi operativi, mentre si diffondono i tablet. Wireless, seamless : L’integrazione fisso-mobile è destinata a crescere: il concetto di cui ora si parla è “seamless”, senza cucitura. La prima tecnologia senza fili dopo il cellulare è stato il Bluetooth, lanciato dalla Ericsson nel 99 per connettere tra loro senza fili apparati elettronici (computer, microfoni, cellulari e periferiche) e scambiarsi informazioni. Unostandard dai costi molto ridotti che usa le onde radio, il cui segnale copre però solo un raggio di pochi metri in ambienti chiusi. Nel 2002 è invece nato il Wi-Fi, una tecnologia di rete senza fili che arriva a qualche decina di metri e utilizza frequenze libere e gratuitamente disponibili. Serve per connettere senza fili apparati elettronici nelle diverse stanze di una casa o ufficio a costi molto ridotti, ma è stato convertito nella fornitura di accessi a Internet per computer, cellulari o palmari che si trovino in prossimità di un access point, che può essere anche pubblico (hotspot). Quest’ultimi possono essere gratuiti o a pagamento, e sono diffusi in aeroporti, alberghi, biblioteche, parchi pubblici, e anche esercizi commerciali. Cinema e televisione Nei primi cinquant’anni del Novecento, il cinema ha costituito l’unico dispositivo per la visione delle immagini artificiali in movimento. Nella seconda metà del secolo il cinema ha convissuto con la televisione. La televisione è figlia della radio. Proprio con la radio il cinema realizza un patto non scritto di spartizione : alla radio toccava lo spazio privato, al cinema quello pubblico. Nel 1928 il cinema diventa anche sonoro e minaccia di invadere i territori della radio, fra cui quello più prezioso ovvero la musica. Per correre ai ripari si inventò la televisione, la quale comparsa tuttavia fu definitiva solo nel dopoguerra. La televisione dimostra di avere un grande richiamo popolare, al punto tale che svuota ristoranti e cinema e ogni luogo di ritrovo è costretta a installarne una. Anche la televisione è un esempio di simultaneità e ubiquità ( porta gli eventi ovunque). Il cinema ha un carattere prevalentemente narrativo, la televisione invece oltre che essere narrativa è fonte di informazioni ( testimoniale ) e conversazionale. Come la radio, per la televisione esiste un modello americano e un modello europeo: • Modello americano: canali gratuiti di imprese commerciali che si ripagano con la pubblicità. Curvato sull’intrattenimento per attirare più spettatori possibile e quindi tenere alte le tariffe pubblicitarie. • Modello europeo: canali pubblici, in regime di monopolio, in cui la pubblicità non c’è o ha valore accessorio, con una missione “pedagogica”: “Educare, informare, intrattenere” secondo le parole di J. Reith primo direttore della BBC. La scelta europea non era solo culturale ma di necessità: in nessun paese europeo esistevano le condizioni economiche per il modello americano; Appena ci sono state, il modello europeo si è dissolto. InternetLe origini di Internet risalgono agli anni ‘60, in piena Guerra Fredda, quando il mondo è diviso in due grandi sfere d’influenza (USA-URSS) ed incombe il terrore di una guerra nucleare. Il Ministero della Difesa americano, in continuo allarme per la minaccia sovietica, incarica l’ARPA (Advanced Research Projects Agency) di studiare un sistema di rete, in grado di preservare il collegamento via computer tra le varie basi militari in caso di guerra nucleare. Gli studiosi partono dalla convinzione che l’unico modo per assicurare la continuità nella comunicazioni sia quello di prescindere da un nodo centrale la cui distruzione avrebbe compromesso il funzionamento dell’intera rete. Nasce, così, una rete decentralizzata, denominata Arpanet, studiata in modo che ogni nodo potesse continuare ad elaborare e trasmettere dati qualora i nodi vicini fossero stati danneggiati. La rete Arpanet cresce a vista d’occhio basandosi su un sistema di protocolli, TCP/IP (Transmission Control Protocol/Internet Protocol). Il cresente utilizzo porta, nel 1983, alla creazione di due reti, la prima, prettamente militare, prende il nome di Milnet. La seconda denominata Internet, dal nome del protocollo principale, viene regalata dall’ARPA alle Università e inizia a diffondersi nelle altre sedi americane ed europee oltre che nei più vari Centri di Ricerca, che ne fanno proficuo uso. Le reti cominciarono a connettersi fra loro adottando protocolli comuni e utilizzando le comuni linee telefoniche grazie ai modem (MODulator-DEModulator). Una rete segreta militare si trasforma dunque in una rete mondiale, pubblica, gratuita. Non ci fu bisogno di creare reti di telecomunicazione: la fortuna di Internet fu di appoggiarsi alle già esistenti reti telefoniche. Nel 1990 al CERN ( Centro Europeo per la Ricerca Nucleare di Ginevra), alcuni ricercatori informatici, Tim Bernes- Lee in primis, incaricati di realizzare un sistema per la condivisione tra utenti diversi di dati sia testuali che non testuali ( immagini, suoni. Filmati), basandosi sul concetto di ipertesto hanno dato origine al linguaggio HTML che consente, oltre a gestire informazioni di diversa natura ( testuali e multimediali ), anche di collegare diversi documenti tra loro mediante opportuni link. Questo linguaggio è divenuto lo strumento più potente per distribuire informazioni in internet ed ha introdotto quella architettura denominata WWW ( World Wide Web), la ragnatela di dimensioni mondiali che consente la navigazione, cioè la consultazione semplice e veloce degli archivi e dei documenti presenti nei computer della rete. Un altro protocollo per il trasferimento delle rappresentazioni così formattate è l’ HTTP . NB: Un protocollo è un insieme di regole e procedure da rispettare per emettere ricevere dei dati su una rete. Ne esistono differenti secondo quello che ci si aspetta dalla comunicazione. Per internet si usano i TCP/IP e si basa sulla nozione d’indirizzamento IP, cioè il fatto di fornire un indirizzo IP ad ogni terminale di rete per poter inviare deipacchetti di dati. Su internet, i computer comunicano fra loro grazie al protocollo IP (Internet Protocol), che usa degli indirizzi numerici, detti Indirizzi IP, composti da 4 numeri interi (4 byte) compresi tra 0 e 255 e siglati sotto la forma di xxx.xxx.xxx.xxx. Ad esempio 194.153.205.26 è un indirizzo IP dato in forma tecnica. Questi indirizzi servono ai computer di rete per comunicare fra loro, quindi ogni computer di rete ha un indirizzo IP unico sulla rete stessa. Nel 1993 due studenti dell’Università dell’Illinoise realizzano il software Mosaic, il primo programma di navigazione per non esperti, diffuso gratuitamente, ma comunque all’interno di una cerchia ristretta di accademici e ricercatori. L’anno successivo Marc Andressen lancia Netscape, il primo browser commerciale, che sarà poi sostituito dall’Explorer di Windows95. Internet finalmente esce così dalla ristretta cerchia degli addetti ai lavori. Morfologia di internet: La realizzazione del WWW fa nascere un oggetto mediale del tutto nuovo. La pubblicazione di un sito è un atto pubblico, politico, esposto alle reazioni degli altri. La grande forza di Internet è unire insieme, in modo accessibile, una forma di comunicazione pubblica (i siti web) e una forma di comunicazione privata, che è rappresentata dalla posta elettronica. Queste due dimensioni prima erano incarnate in media differenti (es spot in tv per comunicazioni pubbliche e telefono per comunicazioni private), ora non più. Con Internet la soglia di accesso alla comunicazione in pubblico si abbassa a favore anche della gente comune. La gratuità e il carattere paritario sono dunque elementi fondanti di Internet. I siti web: Il World Wide Web, comunemente chiamato “il Web”, è un immenso insieme di documenti, testuali e non, interconnessi tramite hyperlink, o semplicemente link. Da non confondere con Internet, che è invece una rete di computer. un sito Web è una collezione di documenti e pagine web correlati e raggruppati sotto un unico nome. Chiunque voglia creare un sito web (definito tecnicamente anche “dominio”) deve innanzitutto trovare un nome attraente e semplice da ricordare, descrittivo del contenuto, che sarà collegato all’indirizzo IP assegnato al sito. L’uso del nome (DNS) ha semplificato molto la navigazione. DNS è l’acronimo inglese di Domain Name System (sistema dei nomi a dominio). Prima del 23 giugno 1983, ovvero quando fu ideato il DNS, ogni computer o server connesso a internet, era raggiungibile solamente digitando il suo indirizzo IP.1 Quindi per collegarsi a un sito internet prima era necessario conoscere l’esatto indirizzo IP. Per farvi un esempio, per collegarsi a Giardiniblog, invece di scrivere nel vostro browser www.giardiniblog.com, una volta avreste dovuto scrivere 188.121.50.96 che non è altro che il rispettivo indirizzo IP del nostro sito. Bisogna poi trovare un “web host”, cioè una società commerciale che a pagamento ospiti il contenuto del nostro sito sui suoi server, e poi procedere alla registrazione. Riassumendo ci sono tre passaggi fondamentali : creazione del sito, caricamento del sito sul server (FTP), hosting del sito da parte della società di server.La posta elettronica: Inviando un messaggio di posta elettronica a un interlocutore, tramite un programma di posta elettronica (Outlook Express, Eudora, Thunderbird) esso viene recapitato al server del destinatario che lo conserva finchè non lo scarica sul proprio computer. E’ quindi un tipo di comunicazione asincrona, che permette una risposta in tempo differito. Il fatto di avere più indirizzi ( uno lavorativo, uno personale, uno per casa ecc) e di assegnare ad ognuno una parte limitata della nostra personalità, rappresenta una moltiplicazione di se stessi. Ciò ribadisce la collocazione della posta elettronica nella sfera privata. I media sonori digitali Per “suono digitale” si intende qualsiasi brano musicale, o sequenza di suoni, rumori, voci, che sia convertito in forma numerica. La conversione del suono in digitale si fonda su un processo di campionamento dell’onda sonora attraverso una funzione matematica. La funzione può essere segmentata in frammenti abbastanza piccoli da poter esser considerati singoli punti, ciascuno dei quali identificato dai suoi valori su un asse cartesiano ed è rappresentabile attraverso i numeri. La successione di questi valori (la frequenza di campionamento) misura l’efficienza della nostra trascrizione: più è breve l’intervallo tra una campionatura e l’altra, più la digitalizzazione è accurata. Formato mp3: Il fenomeno del MP3 ha rivoluzionato il mondo di Internet che non è più stato lo stesso. È un file di tipo lossy cioè un file compresso con una perdita di qualità. Il formato MP3 elimina ciò che l’orecchio umano non riesce a sentire. Questi suoni vengono eliminati ma ne viene lasciata una piccola parte in modo da non rendere “drastico” il taglio. l modo nel quale le porzioni sonore sono eliminate dipende anche dal bitrate, stabilito dall’ utente al momento della compressione. Il bitrate corrisponde al numero di bits per secondo usati per la memorizzazione del file. Più alto sarà il bitrate e più alta la risoluzione sonora. Immaginate un filmato: con più fotogrammi l’immagine sarà fluida, allo stesso modo ad un bitrate maggiore corrisponderà un suono più completo, fedele all' originale. Musica gratis: Napster, il primo sito per lo scambio di musica in filesharing, appare nell’autunno 1999 creato da Shaw Fanning. E’ una transazione p2p tra privati, senza l’intervento di un server. La Riaa nel 99 gli fa causa per infrazione dei diritti del copyright. Le pratiche di filesharing gratuito diminuirono, anche per l’arrivo di nuovi attori come iPod e iTunes di AppleCon la diffusione dello straming e del filesharing la musica perde il conatto con un supporto materiale, che l’aveva accompagnata nel 900. La musica diventa sempre più un’arte riprodotta, registrata, accessibile a tutti, e il suo consumo si sposta sempre più dai luoghi pubblici a quelli domestici e infine negli spazi aperti grazie a radio e walkman. Con lo streaming e il filesharing la differenza tra musica istantanea ( quella in diretta, trasmessa dalle radio,quindi effimera, non registrabile, caratteristiche della musica dal vivo) e permanente (quella delle collezioni di dischi, la musica dentro casa, istantanea) viene ridefinita. L’iPod e il “Digital Rights Management” Mentre Napster chiude, nell’ottobre 2001 Apple Computer lancia l’iPod, un sofisticato lettore audio e video portatile che porta con se una nuova idea dei rapporti tra i detentori dei diritti sulla musica e e i diritto dei consumatori. Apple afferma di perseguire una terza via tra le crociate dei discografici contro la pirateria e la musica gratuita di Napster, quella del prezzo equo:realizza accordi con le cae discografiche spuntando condizioni ,migliori (99 cent per una canzone) e inaugura il lancio di iTunes Music Stores Il podcasting : Che cos’è il podcasting? Il termine podcasting (Personal option digital casting) indica un sistema innovativo di fruire i brani audio e video pubblicati su internet. Non c’è più bisogno di collegarsi ad un sito ad un orario prestabilito, né di cercare e scaricare i file uno a uno. Usare il podcasting è un po' come essere abbonati a una rivista: i contenuti arrivano direttamente nel computer e lì restano a disposizione, per essere ascoltati, distribuiti o copiati in un lettore portatile. Come funziona il podcasting? Il podcasting funziona su periferiche portatili come la Sony PSP, l’Apple iPod o simili tramite il sistema integrato di gestione dei FEED, o su tutti I normalissimi PC grazie a un software gratuito che, a intervalli regolari, si collega a internet e legge quali audio sono stati pubblicati dai siti ai quali si è abbonati. Se ne trova di nuovi, li scarica sul computer. La crisi dell’11 settembre : Ha messo in crisi e quasi bloccato lo sviluppo di internet, poiché era stato sostenuto che il web avesse aiutato i terroristi a reperire informazioni e a tenersi in contatto. Le nuove esigenze di controllo privilegiano la sicurezza, non più la velocità. E’ cambiato il clima: è caduto del tutto l’ottimismo tecnologico. Finisce l’idea che, dopo il crollo del muro di Berlino, il mondo fosse entrato in una fase di pace e di cooperazione tecnologica. Economia del dono : Oggi usiamo Ebay e Amazon che non vendono più solamente oggetti ma anche una “reputazione”. Scrivendo una recensione su Amazon non guadagno niente ma ho la sensazione di fare qualcosa di utile. Recensire on line un acquisto, scrivere una voce di enciclopedia, creare software libero, sono tutte forme di economia del donoWeb 2.0: Nel web 2.0 c’è una partecipazione etica e disinteressata, ma anche un sostanzioso aumento del commercio elettronico. Il punto più delicato del commercio elettronico è la transazione in denaro. Essa generalmente avviene tramite una carta di credito, protette tramite l’impiego di certificati digitali SSL (Secure Socket Layer). Tali sistemi sono generalmente accessibili attraverso password o PIN. Dalla metà dello scorso decennio l’affidabilità dei sistemi di sicurezza ha raggiunto un livello maturo. Coda Lunga : per un bene digitale immagazzinato online non ci sono costi di mantenimento né di eventuali possibilità di usura. GPS: Attualmente, l’unico sistema di navigazione satellitare e posizionamento globale effettivamente in funzione è il GPS (Global positioning system) concepito negli Stati Uniti a scopi militari negli anni Settanta. Esiste anche un analogo ex sovietico, il GLONASS, il cui sviluppo è stato a lungo interrotto: ma l’Agenzia Spaziale Russa lo ha recentemente ripreso e al momento è in fase di completamento. Ne esiste anche uno europeo di lentissimo avvio, il Galileo. Il sistema GPS è costituito da una rete di satelliti che orbitano nello spazio a una distanza ben precisa dalla terra e inviano segnali ai ricevitori GPS al suolo. A questi segnali sono associati un codice temporale e dati geografici che consentono agli utenti di tutto il pianeta di stabilire con esattezza la propria posizione, l’ora e la velocità di marcia. Il Global Positioning System (GPS) è gestito dal Dipartimento della Difesa statunitense e si articola in una costellazione di 24 (massimo 32) satelliti posizionati in un’orbita terrestre media, ovvero collocata a una distanza di almeno 20.000 km dalla superficie terrestre, ma a un’altezza non superiore a quella dell’orbita geostazionaria, che si trova a una distanza dalla terra di circa 35.000 km ed è utilizzata dai satelliti televisivi, di comunicazioni e Internet. Il sistema GPS è stato originariamente progettato negli anni 60, all’apice della Guerra fredda, per applicazioni in ambito militare e di intelligence. Nel 1983, tuttavia, quando un aereo passeggeri coreano entrò in territorio sovietico e fu abbattuto dalle forze aree russe, l’allora Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan ordinò che venisse realizzata una versione civile del sistema GPS a disposizione di tutta la popolazione. Attualmente, l’accesso al sistema GPS è gratuito e non prevede spese di iscrizione o di manutenzione, ma è necessario acquistare un ricevitore GPS. Numerosi sono gli ambiti di applicazione del sistema GPS: navigazione aeronavale, ricerca di percorsi stradali, creazione di mappe, ricerche sui terremoti, studi climatici e persino giochi all’aperto come il “geocaching” (la caccia al tesoro dell’era digitale). Un ricevitore GPS standard è dotato di un’antenna sintonizzata sulle frequenze trasmesse dai satelliti, che raccoglie il segnale e lo inoltra al processore integrato nel ricevitore, che in questo modo è in grado di mostrare l’ora esatta e la posizione geografica.Esempi concreti di applicazione del GPS: come navigatore, sia oggetto come il tom tom o dentro il telefono direttamente. In quest’ultimo può essere utile anche per localizzare un cellulare perso o rubato. Geottagging : Geotaggare indica una specifica forma di etichettatura associata a una foto. In particolare, è l’azione attraverso la quale associamo a una fotografia il luogo dove questa è stata scattata. Detto così, non sembra certo una novità; tutti noi quando pubblichiamo o stampiamo una foto ci scriviamo nella didascalia il luogo dove l’abbiamo fatta. Ma la vera innovazione sta nel fatto che questa informazione adesso può essere salvata “dentro” il file stesso; cioè viene associata all’immagine e ne diventa una proprietà come la data di scatto, la dimensione, il tipo di file, lo spazio colore, ecc. Google Earth e il “buco della serratura” : Nell’Ottobre 2004 Google, compra una piccola società, Keyhole (“buco della serratura”). Leader mondiale nel digital mapping su Internet. Questa ha realizzato un modello 3d dell’intera superfice terrestre, continuamente aggiornato con nuovi dati Google prende il software di Keyhole e lo ribattezza Google Earth, ma ne cambia il modello di business. Mentre prima si trattava di vendere a clienti professionali l’accesso in abbonamento delle rappresentazioni cartografiche digitali, adesso Google Earth diventa un motore di ricerca che invece do cercare siti web cerca rappresentazioni digitali di un punto determinato della superfice terrestre. Fotografia Un’immagine digitale i può ottenere o realizzandola direttamente in digitale, oppure convertendo in digitale un’immagine tradizionale, analogica, attraverso uno scanner. In entrambe i casi l’immagine digitale può essere archiviata, modificata, inviata attraverso le reti di telecomunicazioni, senza aver mai bisogno di stamparla e fissarla su un supporto materiale. Per realizzare invece un’immagine direttamente in digitale ci sono due possibilità: disegnarla al computer con un file grafico; oppure servirsi di una macchina fotografica digitale. La macchina al suo interno non ha più la pellicola fotografica ma dei sensori fissi che vengono colpiti dalla luce. Questi rilevano il colore e le caratteristiche di un minuscolo rettangolo dell’immagine, che è loro assegnato, e lo convertono in degnale digitale. Il risultato è il pixel. (picture element). Ogni sensore genera i dati di un pixel. L’immagine fotografica è composta da un grandissimo numero di pixel. I pixel non li vediamo a occhio nudo, tuttavia se ingrandiamo l’immagine si vedranno tanti rettangolini di diverso colore. La qualità di una macchinette digitale è data dal numero di pixel che offre.Si chiama risoluzione il numero di pixel contenuti in un pollice (PPI, pixel per inch). Più alto è il PPI, più elevata sarà la qualità della foto. La fotografia digitale , in quanto tale, richiederebbe , come quella tradizionale analogica, la presenza sul luogo degli eventi del fotografo. In realtà per quanto riguarda la forografia digitale non sempre è così. Spesso le tecniche di elaborazione e fotoritocco digitale sonocosì raffinate che permettono di creare un’immagine che assomiglia in tutto e per tutto a una fotografia ed è indistinguibile da essa.:una mimèsi di fotografia. . Una foto digitale può dunque essere frutto di pura invenzione o della rielaborazione di altre immagini. Si parla in questi casi di “immagine sintetica”. Differenze e vantaggi rispetto alla fotografia analogica: • Si possono far tutti gli scatti che si vuole senza spendere in pellicola; • La fotocamera è estremamente semplice ed economica; • Non c’è lo sviluppo: si vede subito quello che abbiamo fotografato e viene eliminato un processo lungo, costoso e dato a terzi; • Non dovendo far sviluppare e stampare i rullini in un negozio nessuno vedrà le foto che facciamo se non lo vogliamo; • Ritocco e fotomontaggio ce li facciamo da soli con un bricolage al computer. Anche la stampa è largamente accessibile al fotografo dilettante; • La conservazione e l’invio a terzi delle foto non richiedono di stamparle. Il digitale consente di utilizzarle per ogni altra applicazione (testi, giornali, presentazioni, disegni ecc.); • Con il telefonino (cameraphone) ci portiamo sempre dietro la macchina (non perdiamo occasioni) e possiamo dissimulare lo scatto; • Per molti usi (non tutti) la qualità delle foto amatoriali è competitiva con quelle professionali; • Si assottiglia la differenza tra scattare foto e girare video. Lo stesso apparecchio permette (per video di breve durata) di scegliere se fare un video o delle foto, e di trasformare una inquadratura video in foto. UGC User genereted content: Molti utenti Internet amano “postare” su Internet contenuti multimediali di loro scelta .Postare un contenuto da noi scelto denota un maggiore protagonismo espressivo. UGC prodotti dall’utente ma non solo. Gran parte degli USG sono incollati o rielaborati da altre fonti. Social Network: I social network sono nuovi siti Internet in cui la partecipazione serve a: • esprimere la propria individualità • coltivare rapporti sociali • generare e distribuire contenuti multimediali Favorisce l’aggregazione in comunità e fandom, che sono anche potenti strumenti di marketing Fandom: comunità degli appassionati di qualcosa.Digitalizzazione del cinema: • Minor costo e minor tempo • Non è necessario costruire modelli (in gesso, polistirolo, silicone…) • Tutto avviene nei laboratori (rendering farms) • Senza spostamenti • Senza rischi • Non è necessario arruolare migliaia di comparse per scene di massa • Le masse si fanno con il copia-e-incolla • Non è necessario lavorare con animali pericolosi Postproduzione, correzione degli errori di ripresa: • Cavi elettrici sul pavimento • Anacronismi nei film in costume (antenne televisive, impianti elettrici, cartelli) • Raddrizzamento di immagini storte o ondeggianti • Inserimento o cancellazione di oggetti Postproduzione: montaggio digitale (editing non lineare): Il montaggio lineare si faceva alla Moviola, oggi non più utilizzata. Si trattava di un montaggio lineare e fisico, con pezzetti di pellicola tagliati e giuntati dal montatore, figura chiave del montaggio in una dialettica feconda con il regista. Un film lungometraggio montato (al netto di tutte le parti scartate) occupava più di 2 km. di pellicola. Nel montaggio digitale, non lineare, non si taglia e non si giunta (fisicamente) nulla, ma si utilizzano determinati programmi per il montaggio, e dunque il materiale essendo digitale può essere modificato più e più volte senza “intaccare fisicamente” nulla, fino alla sua versione definitiva. Il programma di montaggio è un software. Avid Media Composer, Final Cut e Adobe Premiere sono i principali marchi del montaggio digitale professionale. Postproduzione: mixer audio, color correction: Il film è composto di molteplici fonti audio che nel montaggio sono state collocate in varie piste sonore. Ciascuna fonte audio ha tono, volume, qualità diversa e accorrearmonizzarle: è quello che si fa al mixer audio. Una fase della postproduzione anch’essa completamente computerizzata. Inoltre possono esserci errori nella esecuzione del suono o nella sua cattura: rumori esterni non graditi: ad esempio il vento, colpi di tosse, sganciamenti del microfono etc. A tutti questi problemi si rimedia al mixer audio. La fine della produzione della pellicola: Fuji e Kodak sono rimasti gli ultimi produttori a livello globale di pellicola cinematografica. Con il 2014 la produzione è cessata definitivamente. Distribuzione ed esercizio: Uno dei principali problemi del film in pellicola era la sua consegna agli utenti. La distribuzione doveva allestire un numero consistente di copie per il lancio del film. Le copie costavano circa 3.000 euro ciascuna e, terminata la fase di lancio, erano in gran parte inutili. Lo smaltimento delle copie inutilizzate era costoso ed ecologicamente pesante. DCP, Digital Cinema Package: In epoca digitale la “pizza” analogica è sostituita da un DCP di costo contenuto (meno di 100 euro), facilmente producibile e trasportabile (è grande come un hard disk e sostanzialmente lo è).Nella gran parte dei casi la distribuzione recapita all’esercente un DCP fisico. Delivery virtuale : La distribuzione cinematografica potrebbe seguire – e lo farà presto – le metodologie di delivery proprie del video on demand.L’esercente preleva da un server dedicato la copia che gli serve e la scarica. La copia ha un DRM (Digital Rights Management) e l’esercente, secondo i contratti e gli accordi di volta in volta stabiliti con la distribuzione, riceve i codici necessari alla fruizione nei limiti e alle condizioni poste.In questo caso non c’è alcun trasferimento fisico. Prospettiva rinascimentale: La prospettiva è un procedimento a base geometrica e matematica per la resa in 2D della terza dimensione, inventata a Firenze verso il 1420. La possibilità di rappresentare efficacemente (realisticamente) la terza dimensione su una superficie piana costituisce una grande semplificazione produttiva e una opportunità straordinaria per l’affermazione della pittura, dell’incisione e del disegno. La resa prospettica diventa un canone della pittura, ed è passata pari pari alla fotografia.Se noi guardiamo bene ci rendiamo conto che già in epoca pittorica, e poi nell’era della riproduzione tecnica, ci sono molti indicatori di un superamento dei limiti della prospettiva. La cui principale lacuna è il carattere esterno dello spettatore e la necessità della sua collocazione frontale. La prospettiva non è quindi una tecnica inclusiva e partecipatoria, non da all’osservatore- spettatore l’impressione di essere parte dello show. E’ una tecnologia fredda, non emozionale. Tutta razionale. Lontana dell’entertainment. Barocco: Nel barocco architettura, scultura e pittura collaborano a costituire un effetto tridimensionale che coinvolga l’osservatore (ormai: spettatore) è lo faccia sentire interno alla rappresentazione. Tutto l’edificio è organizzato per rendere questo effetto. Un effetto illusionistico che è insieme inclusivo e immersivo. Stereoscopio: "" " Internet of things : In telecomunicazioni Internet delle cose (o, più propriamente, Internet degli oggetti o IoT, acronimo dell’inglese Internet of things) è un neologismo riferito all’estensione di Internet al mondo degli oggetti e dei luoghi concreti. L’Internet delle cose è una possibile evoluzione dell’uso della Rete: gli oggetti (le “cose”) si rendono riconoscibili e acquisiscono intelligenza grazie al fatto di poter comunicare dati su se stessi e accedere ad informazioni aggregate da parte di altri [7] . Le sveglie suonano prima in caso di traffico, le scarpe da ginnastica trasmettono tempi, velocità e distanza per gareggiare in tempo reale con persone dall’altra parte del globo, i vasetti delle medicine avvisano i familiari se si dimentica di prendere il farmaco. Tutti gli oggetti possono acquisire un ruolo attivo grazie al collegamento alla Rete. [8]L’obiettivo dell’internet delle cose è far sì che il mondo elettronico tracci una mappa di quello reale, dando un’identità elettronica alle cose e ai luoghi dell’ambiente fisico. Gli oggetti e i luoghi muniti di etichette Identificazione a radio frequenza (Rfid) o Codici QR comunicano informazioni in rete o a dispositivi mobili come i telefoni cellulari. [9] I campi di applicabilità sono molteplici: dalle applicazioni industriali (processi produttivi), alla logistica e all’infomobilità, fino all’efficienza energetica, all’assistenza remota e alla tutela ambientale Due tipi di tecnologie: WSN: Con il termine Wireless Sensor Network (o WSN) si indica una determinata tipologia di rete che, caratterizzata da una architettura distribuita, è realizzata da un insieme di dispositivi elettronici autonomi in grado di prelevare dati dall’ambiente circostante e di comunicare tra loro. Parametri come la pressione atmosferica, il traffico su un’autostrada, la radioattività, il livello dell’acqua in un bacino, i passaggi degli spettatori attraverso un varco in uno stadio sono alcuni esempi delle quantità rilevate. RFID La RFID (Radio Frequency Identification) è una tecnologia per il tracciamento o l’identificazione basata su minuscolo dispositivo in genere chiamato semplicemente tag (cartellino, etichetta) Appartengono a questa tipologia i tag incorporati in carte di credito, banconote, documenti, articoli merceologici, libri di una biblioteca, e che presentano molti vantaggi rispetto ai codici a barra precedentemente e ancora largamente usati. L’RFID, acronimo inglese di Radio-Frequency IDentification, è una tecnologia nata per identificare automaticamente informazioni su oggetti, animali o persone attraverso l’utilizzo di particolari etichette elettroniche, dette tag, e di appositi apparati, chiamati reader, in grado di comunicare e aggiornare le informazioni contenute, appunto, nei tag che sta interrogando. Per tale motivo, i reader vengono denominati anche “interrogator”, mentre i tag “transponder”. Tutto ciò avviene mediante radiofrequenza. I reader, pertanto, oltre a leggere le informazioni presenti dei tag RFID, sono anche in grado ti riscriverle. In un certo senso, quindi, i dispositivi RFID possono essere equiparati a sistemi di lettura e/o scrittura senza fili dalle molteplici applicazioni.Applicazioni RFID I campi d’applicazione della tecnologia RFID sono numerosi. I principali, però, sono i seguenti: • tracciabilità degli animali domestici e da allevamento; • • • • • • • apertura delle serrature; per la tracciabilità dei prodotti; tessere e documenti di identità elettronici; carte bancarie; titoli di viaggio elettronici; sistemi di bigliettazione elettronica per metropolitane, treni, autobus, in soluzioni per la mobilità (Telepass e similari) e negli interporti; nei passaporti. Collocato su un oggetto mobile (ma anche su un animale o una persona), il tag RFID ne traccia gli spostamenti, ad esempio avvertendo una centrale remota quando l’oggetto esce da un raggio di azione predeterminato. Anche la centrale remota può essere mobile: tipicamente, uno smartphone. I dispositivi antifurto montati su questi telefoni cellulari appartengono a questa tipologia. Un RFID può anche connettersi con una porta disponendone la chiusura o l’apertura; ad esempio il RFID collocato sul collare di un cane (ma anche inserito sotto la pelle) può permettere a quel cane di entrare in casa, ma non ad altri animali.Naturalmente esistono altre applicazioni meno innocenti. Ad esempio il fornitore di un dispositivo o di un software può essere informato, in genere – ma non necessariamente – quando l’utente lo consente, del luogo in cui esso si trova (Location reporting) e quindi tenere traccia non solo degli indirizzi Internet visitati, ma anche dei luoghi fisici (Location history), utilizzando questi dati per le proprie attività ed eventualmente vendendo questi dati ad altre applicazioni e social network che possono beneficiarne, personalizzando i contenuti offerti in base a tali dati. Anche RFID e WSN pongono rilevanti problemi di controllo sociale e di privacy. ESIGENZE DI NETWORKING E DI AUTOMAZIONE Nel loro complesso, le tecnologie digitali sopra descritte, che discendono peraltro da tecnologie militari o spaziali, rispondono a pressanti e molteplici esigenze della società contemporanea. Tra esse possiamo indicare, a puro titolo di esempio: • diagnostica, medicina e assistenza a distanza di bambini, anziani, malati; aiuti e supporti per disabili; monitoraggio dell’ambiente, previsioni metereologiche e segnalazione precoce degli eventi naturali (frane, slavine, movimenti tettonici), misurazione dell’inquinamento dell’aria e dell’acqua; • monitoraggio del pericolo di incendio (in particolare nelle foreste) e attivazione di dispositivi antincendio; monitoraggio di strutture e impianti anche non presenziati, controllo di apparecchi; • controllo del traffico e della navigazione, conduzione di veicoli, loro localizzazione; sorveglianza e allarme; domotica (smart homes); • monitoraggio di reti e di strutture distributive, flotte di veicoli, catene di negozi e magazzini. Cloud computing : La tecnologia cloud consente di utilizzare qualsiasi tipo di documento senza aver bisogno di chiavette Usb, hard disk e archivi digitali. Anziché sul computer, i software vengono installati direttamente sulla rete, in una sorta di «nuvola». I dati che fino ad oggi venivano salvati sui pc saranno decentrati su vari server: giganteschi archivi digitali a cui l’utente può accedere grazie al browser e alle applicazioni. In concreto: invece di archiviare la nostra musica e i nostri documenti sul computer di casa, li depositeremo su Internet e potremo consultarli con diversi dispositivi. Quali sono i vantaggi per gli utenti? Rinunciando a chiavette Usb e dispositivi mobili si risparmia spazio e si viaggia leggeri. Ma soprattutto, con la tecnologia cloud si possono creare degli archivi raggiungibili in qualunque momento. Dalle fotografie delle vacanze ai documenti aziendali fino allecartelle sanitarie: tutto è a portata di smartphone. Ma non è rischioso? Il rischio più grosso è che, in caso di blackout o di incidenti ai server, i servizi siano impossibili da raggiungere. Dunque potrebbero essere messi in pericolo i dati personali degli utenti (dal codice della carta di credito alle coordinate bancarie) Per i sostenitori del software libero, i problemi sarebbero invece legati alla privacy e alla censura: il potere rischia di essere concentrato nelle mani di pochissimi grandi gruppi, in grado bloccare il ciberspazio per le voci scomode. Computer: Computer è una parola di derivazione latina che sta per computare, calcolare. Per computer, quindi, si intende un calcolatore automatico in grado di eseguire istruzioni, fornite sotto forma di istruzioni logico-aritmetiche, e di restituire i risultati di tale operazioni in seguito ad un processo di elaborazione. Prima di arrivare ai computer elettronici e digitali fu necessario che il matematico inglese Alan Turing teorizzasse il funzionamento della cosiddetta Macchina di Turing. Questo dispositivo, prettamente ideale, processa i dati salvati su un nastro infinito secondo un insieme definito di regole. Partendo da questo teorema, John von Neuman descrisse l’architettura di un calcolatore, composto da un processore centrale, un’unità di memoria su cui sono salvati sia i dati di input che i dati di output, e un bus che collega tutte le parti tra loro. In sostanza, tutti i moderni computer sono ancora basati sulla Macchina di Turing e sull’Architettura di von Neuman. Mashup: .Il termine inglese mashup (anche mash-up) è ormai comune in ambito informatico, in particolare nello sviluppo Web, dove indica un mix di contenuto, codice o altri elementi da fonti diverse che vengono integrati dinamicamente per creare un nuovo tipo di servizio o applicazione. Il termine deriva da un’espressione usata in ambito musicale che indica una tecnica che consiste nella miscela di due o più canzoni mediante l’uso di computer o di qualsiasi altro dispositivo. . I mashup stanno rivoluzionando lo sviluppo del web permettendo a chiunque di combinare dati da siti come Amazon, eBay, Google, Windows Live, YouTube e Yahoo! in modo innovativoOver the top: L’AGCOM definisce Over-The-Top (in acronimo OTT) le imprese che forniscono, attraverso la rete Internet, servizi, contenuti (soprattutto video) e applicazioni di tipo “rich media” (per esempio, le pubblicità che appaiono “sopra” la pagina di un sito web mentre lo si visita e che dopo una durata prefissata scompaiono). Esse traggono ricavo, in prevalenza, dalla vendita di contenuti e servizi agli utenti finali (ad esempio nel caso di Apple e del suo iTunes) o di spazi pubblicitari, come nel caso di Google e Facebook. Broadcaster: Il termine, mutuato dall’inglese, fa riferimento al verbo to broadcast, composto di broad, largo, ampio, e cast, spedire, diffondere, che significa quindi letteralmente “diffondere ampiamente” e in senso più esteso diffondere informazioni tramite il sistema di trasmissione radiotelevisivo. Broadcaster ha quindi un doppio significato: da un lato è l’emittente (radio o tv) che fornisce un servizio di trasmissione, dall’altro è colui che trasmette le informazioni: il termine infatti si utilizza anche per definire annunciatori, giornalisti e conduttori radiotelevisivi. Crossmedialità: Con il termine crossmedialità (o crossmedia, cross-media) ci si riferisce alla possibilità di mettere in connessione i mezzi di comunicazione l’uno con l’altro, grazie allo sviluppo e alla diffusione di piattaforme digitali. Un sistema che utilizza crossmedialità si definisce “crossmediale”. Le informazioni vengono emesse, e completate, in virtù dell’interazione tra i media, per cui assistiamo a performance comunicative nelle quali i principali mezzi di comunicazione interagiscono fra di essi, dispiegando l’informazione nei suoi diversi formati e canali. In questa tendenza, internet è il mezzo che meglio si adatta perché nel gioco di rinvii da un mezzo, o un apparecchio, all’altro, spesso è coinvolto il world wide web: per esempio è consultato in diretta nelle trasmissioni televisive; la carta stampata fornisce codici da digitare per entrare in aree riservate dei siti web; la promozione di prodotti avviene lanciando storie che rimpallano dall’offline all’online e viceversa, [1] la locandina o l’adesivo su un prodotto possono avere un codice QR per permettere di leggere gli approfondimenti via smartphone o tablet. [2] . Per crossmedialità della comunicazione intendo la diffusione di una notizia attraverso un vasto ventaglio di strumenti comunicativi per far sì che l’informazione raggiunga un pubblico più ampio. Soprattutto con l’avvento di internet, infatti, il numero degli strumenti utilizzabili per informarsi (ed informare) ha subìto una moltiplicazione considerevole. Un numero crescente di persone, ad esempio, non acquista giornali cartacei, ma fruisce dei giornali on line. Sono sempre più, poi, i “netizen” (ovvero i “cittadini della rete”) chenon guardano più la televisione anche se gran parte di loro rivede le trasmissioni in diretta streaming dal pc o in differita grazie alla TV on demand. Vi è chi invece si informa solo su canali non “ufficiali”, come i portali e blog non giornalistici e attraverso i social network – magari da un device mobile (smartphone o tablet) – anche perché questi strumenti consentono ad ognuno di esprimere il proprio punto di vista interagendo con gli altri. L’enorme flusso di informazioni che oggi arriva attraverso i vari canali ha anche cambiato le nostre abitudini: l’approfondimento – che quando andavo a scuola io quindici – venti anni fa era possibile solo attraverso i libri cartacei e le enciclopedie – oggi avviene grazie ai motori di ricerca o “pretendendo” che sia la fonte stessa a venire a noi. L’indicazione dei siti internet su una brochure, i loghi social stampigliati sul packaging degli oggetti che si acquistano, i QR code (un “codice a barre” digitale”) che permettono di proiettare l’interessato nell’approfondimento semplicemente attraverso l’uso dello smartphone e/o del tablet sono esempi di integrazione crossmediale della comunicazione. Ciò richiede due diverse abilità: conoscere gli strumenti di diffusione della comunicazione e, al contempo, elaborare linguaggi diversi affinché, per ogni mezzo, venga usato il linguaggio adatto al “contenitore”. Si parla di Crossmedialità quando la comunicazione viaggia attraverso diversi media. Un contenuto Crossmediale, prende in considerazione, vari supporti: carta stampata, web, video, radio ecc. ottimizzando così la comunicazione. Per esempio è crossmediale, un annuncio radiofonico che rimanda al sito internet per approfondire l’informazione e scaricare dati. Browser: In informatica, il web browser è un’applicazione per la navigazione di risorse sul web. Tali risorse (come pagine web, immagini o video) sono messe a disposizione sul World Wide Web . Il programma implementa da un lato le funzionalità di client per il protocollo HTTP, che regola lo scaricamento delle risorse dai server web a partire dal loro indirizzo URL; dall’altro quelle di visualizzazione dei contenuti ipertestuali (solitamente all’interno di documenti HTML) e di riproduzione di contenuti multimediali. Tra i browser più utilizzati vi sono Google Chrome, Safari, Internet Explorer, Mozilla Firefox, Opera, Microsoft Edge. Mainframe: Con il termine mainframe si fa riferimento ad un grande elaboratore centrale, con elevate prestazioni in termini di capacità di calcolo o di memoria. Comunemente è usato nelle reti come punto centrale o di smistamento, in modo da ricoprire il ruolo di server per le migliaia di utenti che sono ad esso collegati simultaneamente. I mainframe noti anche come server sono utilizzati nelle grandi aziende per svolgere funzioni centralizzate, occupano un’intera stanza e sono gestiti da personale altamente specializzato. Supercomputer e mainframe elaborano dati immersi da migliaia di utenticontemporaneamente grazie alla costituzione di reti di computer alle quali si può accedere secondo varie modalità. I minicomputer sono meno potenti del mainframe e possono essere di diverse dimensioni, spesso sono utilizzati dalle grandi aziende e dai centri di calcolo. I mainframe e i minicomputer all’interno di un grande sistema hanno il compito di fornire i dati richiesti dagli altri computer ed è per questo che prendono il nome d “server” che vuol dire servire, però hanno questo nome tutti gli elaboratori che possono svolgere questa funzione. Digital divide: Per Digital Divide si intende alla lettera divario, divisione digitale: esso viene inteso come mancanza di accesso e di fruizione alle nuove tecnologie di comunicazione e informatiche. Da qualche anno ormai si parla di questo argomento, che con il passare del tempo riguarda aspetti sempre diversi delle nuove tecnologie e non solo: molti sono gli aspetti anche sociali della questione. Storicamente, i primi che parlarono di digital divide furono Al Gore e Bill Clinton, quando, all’inizio degli anni novanta, intrapresero una politica di forte sviluppo e potenziamento dell’infrastruttura di internet negli Stati Uniti. Il concetto di “divario digitale” era riferito alla difficoltà di accesso a internet in determinate zone del paese (difficoltà intesa anche sotto l’aspetto dei costi). In quegli anni internet esplode come fenomeno di massa e diventa sempre di più un mezzo di lavoro e di business: non essere connessi alla rete (o non avere gli strumenti cognitivi per farlo), significa quindi essere relegati ai margini della società. Il divario digitale [1] o digital divide è il divario esistente tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell’informazione (in particolare personal computer e internet) e chi ne è escluso, in modo parziale o totale. I motivi di esclusione comprendono diverse variabili: condizioni economiche, livello d’istruzione, qualità delle infrastrutture, differenze di età o di sesso, appartenenza a diversi gruppi etnici, provenienza geografica [2] . Oltre a indicare il divario nell’accesso reale alle tecnologie, la definizione include anche disparità nell’acquisizione di risorse o capacità necessarie a partecipare alla società dell’informazione. Il termine digital divide può essere utilizzato sia per riferirsi ad un divario esistente tra diverse persone, o gruppi sociali in una stessa area, che al divario esistente tra diverse regioni di uno stesso stato, o tra stati (o regioni del mondo) a livello globale. Buffer: Memoria sulla quale vengono immagazzinati temporaneamente i dati prima di trasferirli da un dispositivo a un altro o da un’applicazione a un’altra. Web 1.0 – 2.0 e 3.0: l’evoluzione del web Il Web 1.0. Era l’internet dei contenuti, i siti web erano semplici testi statici simili alle pagine di un libro o a fogli di word. Contenevano anche immagini o video, ma lo scopo diqueste pagine era la mera consulenza, l’informazione, senza interazione fra utente e contenuto. I siti erano formati da pagine ricche di ipertesti, pagine contenenti collegamenti ad altre pagine, che creavano una struttura simile ad un enorme libro. Fu proprio l’ impossibilità da parte dell’utente di interagire con i contenuti che spinse i ricercatori a cercare un’evoluzione: rendere dinamico il web permettendo all’utente di interagire con esso. La trasformazione ebbe inizio con la possibilità di inserire dei commenti; in seguito con l’ausilio di nuovi linguaggi di programmazione (php) si crearono i primi forum e i primi blog dando vita al Web 1.5. Ma il web non si è fermato:con lo sviluppo e l’evoluzione delle community, dei social network, l’introduzione dei wiki (dove gli utenti possono reperire informazioni, modificarle e aggiungerne altre, wikipedia ne è un esempio) si è spinto sempre più verso l’interattività con l’utente dando vita a quello che attualmente è il Web 2.0 (termine coniato da Tim O’Reilly) il web dinamico. Per la prima volta si è data grande importanza all’ usabilità e al modo di condividere i contenuti. Il Web 2.0 siamo noi, o almeno una parte di noi, quella che ha accettato di condividere con altri milioni di persone (utenti) informazioni, commenti, idee attraverso post sui blog o sui social network (Facebook, Linkedin, Twitter); video (Youtube) e fotografie (Flickr). Il web 2.0 poggia quindi su tre pilastri: interazione, condivisione e partecipazione. L’interazione offre a ciascun individuo la possibilità di usufruire, in tempo reale, dei contenuti che più lo interessano e di condividerli con gli altri utenti della rete. In questo modo la comunicazione diventa partecipativa, perché chiunque può dare il suo contributo nella diffusione dei contenuti presenti su internet, che diventano così accessibili a tutti. Ma il web non ha smesso di evolversi: oggi di fatto stiamo già entrando nel Web 3.0: il web della semantica e delle cose, Web of Things. Si parla di un unico enorme database, il WebDatabase, dove tutte le informazioni di internet confluiranno per velocizzare ricerce e semplificare la gestione dei dati. Sarà un web sempre più semantico perchè tutto sarà legato alle parole chiave legate ai documenti (documenti, video, immagini, suoni) e tutte le ricerche saranno legate a queste parole. Si parla anche di intelligenze artificiali grazie ad algoritmi sempre più sofisticati che permetteranno un orientamento migliore in una rete sempre più affollata, che interagià con gli utenti “quasi” fosse uno di loro. Questo potenziamento semantico unito una macchina dotati di AI capace di interpretare come un essere umano (o quasi) una stringa: e quindi di coglierne il significato al volo si ipotizza che i fraintendimenti di ricerca tenderanno a scomparire. Convergenza: In ambito multimediale la convergenza è l’ibridazione, resa possibile dalla tecnologia digitale, di tanti strumenti atti ad erogare informazione. Convergenza significa utilizzareuna sola interfaccia per tutti i servizi di informazione: educazione, sorveglianza, commercio, servizi bancari, intrattenimento, ricerche, medicina, ecc. Dagli albori della TV la ricezione dei canali sfruttava una tecnologia ANALOGICA, in cui per via etere venivano inviati segnali e ricevuti dalle antenne tv, presenti prima nelle abitazioni e poi sui tetti delle nostre case. La banda per la trasmissione televisiva però è limitata (deve stare in un certo range di frequenza), per questo fino all’avvento del digitale si era arrivati al limite massimo di canali trasmissibili. Il digitale nasce perché grazie alle tecnologie di compressione si riescono a trasmettere a parità di banda molti più canali, rendendo l’offerta trasmissiva più ampia. LA TV DIGITALE NEGLI USA: La prima TV digitale nasce negli USA nel 1994, si chiamava DIRECT TV e veniva trasmessa via SATELLITE, rendendo necessaria una PARABOLA per la ricezione del segnale. Per evitare che chiunque potesse vedere questi canali senza pagare semplicemente montando una parabola i programmi digitali vengono CRIPTATI, il decoder dato in dotazione da DIRECT TV è fornito di una SMART CARD che grazie ad una linea telefonica decripta il segnale e permette la visione. LA TV DIGITALE IN EUROPA E IN ITALIA: Nel campo della tv digitale i capostipiti sono la francese CANAL PLUS e l’inglese SKY. In Italia la TV digitale a pagamento nasce nel 1990 e si chiama TELE+, nel frattempo la STET poco prima di diventare TELECOM, avvia un progetto di cablaggio di fibre ottiche per tutta l’italia, associandolo ad un servizio di TV digitale a pagamento chiamato STREAM. TELE+ ebbe poco successo dati i costi e l’offerta poco varia, STREAM a causa delle problematiche con l’infrastruttura della fibra ottica, deve convertirsi a TV SATELLITARE. Nel 2003 Tele+ e Stream, si unificano e vengono inglobate formando SKY ITALIA. L’altra sponda della TV digitale è IL DIGITALE TERRESTRE, introdotto dalla legge Gasparri del 2004. Il digitale terrestre rappresenta un’evoluzione NECESSARIA. Si tratta di modificare l’intero sistema di trasmissione televisiva da ANALOGICO a DIGITALE. Per questo motivo, cambiando la tecnologia di trasmissione, è stato necessario cambiare TV o dotarsi di un DECODER esterno. Il passaggio da tv analogica a digitale è detto SWITCH OVER, ed è stato graduale tra le regioni italiane. Il servizio a pagamento collegato al DIGITALE TERRESTRE è MEDIASET PREMIUM, concorrente diretto di SKY. Il fallimento della tv interattiva: La tv digitale è stata inizialmente associata al concetto di tv interattiva. Si pensava che un servizio in cui l’utente potesse interagire con la trasmissione (votando o partecipando a sondaggi), in realtà il progetto è un grande flop poiché l’avvento di internet ha di fatto reso inutile la tv interattiva. I CONTENUTI DELLA TV DIGITALE: La TV analogica fornisce un servizio di tipo PUSH, perché SPINGE forzatamente contenuti verso l’utente (se su un canale c’è la partita di Champions league, in genere sugli altricanali non verranno fatte proposte di grandi show perché lo share maggiore andrà su quell’evento) La TV digitale fornisce un servizio di tipo PULL, poiché è lo spettatore a scegliere ciò che è di suo gradimento nel palinsesto (anche se su un canale viene trasmessa un’importantissima partita, su altri avremo comunque film in anteprima ecc) Pubblicità: In oltre la TV Digitale, proprio per la sua natura di essere una TV a pagamento ha pubblicità meno invadenti. Notizie: La TV digitale fornisce in genere un servizio detto “all news”, ovvero un canale tematico dedicato all’informazione disponibile h24. Il primo è stato la CNN. Con la tv digitale satellitare SKY nasce SKY TG 24, mentre con la tv digitale terrestre nasce RAI NEWS 24. Sport: La TV digitale viene fortemente spinta e trova successo principalmente per la fruizione di contenuti sportivi, grazie al digitale è possibile trasmettere in contemporanea interi campionati. La TV ha imposto le sue esigenze ai calendari sportivi, impostando il calcio non più come evento puramente domenicale ma facendo sì di avere sempre qualche evento durante la settimana. In oltre la tv digitale offre ore di contenuti sportivi dedicati a MOVIOLA, REPLAY, CALCIOMERCATO e GOSSIP. LA TV DIGITALE VIA INTERNET: La TV digitale oltre che alla parabola e all’antenna ha anche un atro canale di distribuzione: INTERNET. Fastweb ha lanciato questo tipo di TV, con palinsesti interamente trasmessi in STREAMING. I vantaggi erano notevoli poiché consentivano di fruire di contenuti in forma ritardata e la possibilità di memorizzare e registrare trasmissioni. Era necessaria però una connessione molto stabile e veloce con costi elevati. Ad oggi, l’ADSL consente quasi a tutti di fruire di questi servizi. Fastweb ha chiuso il suo progetto di TV via INTERNET e si è associata a SKY. SKY ha integrato nella sua scelta di canali PARABOLICI, un palinsesto ON DEMAND, trasmesso via internet.

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